lunedì 1 settembre 2008

Un weekend da paura

Ogni volta che torno a Napoli parte qualcosa che non so mai descrivere bene. Sembra la fiera delle opportunità bruciate, una cosa a metà tra Buzzati e Totò.
La strada per casa (quale dato che i miei hanno traslocato a La Spezia mesi fa?) è lunga, accaldata, assolata e piena del fumo dei soliti incendi estivi di spighe bruciate.
Arrivo a Napoli il venerdì sera mi fermo da alcuni miei parenti a dormire. Tra una chiacchiera e l’altra si fa molto tardi e si va a nanna ed ecco il primo problema: il rumore.
Da bravo napoletano ormai espiantato ed inserito in un contesto più “civile”, ecco che non sono più abituato al rumore notturno, agli schiamazzi fino alle 2 di notte, ai motorini con marmitta a curvatura triplosonica che fanno lo stesso rumore di un Concorde in partenza da Cape Canaveral…
La mattina, mezzo rincoglionito dal sonno, si riparte per una giornata esagerata: la mattina recupero di un gruppo di amici enigmisti provenienti da Roma (Dafne, Ermengarda, Alois, Guazzoa e Kreisler) per andare tutti insieme dal Redattore della Settimana Enigmistica (Guido) e poi via, in riva al mare partenopeo, sul golfo di Pozzuoli, in un pomeriggio soleggiato e speciale insieme ad un sacco di amici e passare così ore spensierate in compagnia di ottimo cibo, ottimo vino e ottima gente.
Dico solo che c’erano 4 antipasti misti di pesce (tra cui il sautè di cozze e vongole DIVINO) e i tubetti con cozze, zucchine e pomodorini mostruoso.

Ma la sera, la sera…
Prepararti da tempo per qualcosa che non sai cosa sarà e ritrovare lì qualcosa che hai perso da tempo, un affetto e una complicità che non sentivo invadermi da tempo, e tutto grazie a loro.
Ai miei amici amici, a loro, al loro essere speciali essendo normali.
A Massimo, a Giovanni, a Andrea, a Raffaella, alle sorelline terribili Vivien e Veronica ma soprattutto a Te.
A Te che stai diventando una parola dentro di me, a te che mi costringi a fissare il mio schermo e a sospirare. A Te che stai diventando il mio tutto.

Ti amo.

E dopo si torna a casa, dannazione.
E non mi rimane che una manciata di foto, un po’ di ricordi e un desiderio preciso e affilato come il coltello del giardiniere che recide una rosa.

Quella che sei tu.

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