martedì 23 settembre 2008

I Prelevatori

Per la mia lunga esperienza sia sul campo di lavoro che come mero utilizzatore del servizio sanitario nazionale (volutamente in minuscolo), esistono 3 tipi di individui che rispondono al nome di “prelevatori”, cioè coloro che hanno l’ingrato compito di prelevarti il sangue manco fossero agenti in borghese del Fisco.
Diciamo innanzitutto che i prelevatori partono dalle persone senza una minima istruzione ma che fanno questo mestiere da circa 30 anni (e sono i migliori secondo me, quelli che hanno imparato anni e anni fa sul campo, ahimè sulle povere vittime malcapitate) e arrivano ai dottori laureandi che si chiedono cosa hanno fatto di male per meritarsi questa incalzante routine mattutina da circa 120 persone al giorno di diadocumento-diabraccio-laccioemostatico-cercalavena-trovata-batuffoloconalcol-stringailpugno-siringa-prelievo-batuffolo-cerotto-pregopuòandare.

Secondo la mia ventennale esperienza abbiamo 3 classi e dico 3 di prelevatori.

Classe A) I sadici.
La peggiore: costoro godono nel vedere il terrore dipingersi negli occhi dei malcapitati, agiscono lentamente apposta per godersi il momento della tortura, con una calma certosina e studiata cercano la vena, hanno un tono di voce studiatissimo che nemmeno ad Hollywood insegnano, infilano piano l’ago nella vena e poi hanno un misto di ribrezzo ed estasi quando lo tirano fuori dal braccio.
Spesso aumentano il pathos raccontando fatti crudeli di episodi precedenti con vittime che si sono comportate in modo schizoide o sono svenute oppure descrivono minuziosamente il percorso dell’ago nel tuo corpo.
Quando sei uscito dalla stanza, sei pronto per accendere un cero alla Madonna per essere sopravvissuto e vedi con la coda dell’occhio il prelevatore che si accende una sigaretta post-orgasmo.

FRASE DA DIRE: “Tra colleghi ci capiamo, io sono agopunturista”
FRASE DA NON DIRE: “Non mi farà male, vero?”

Classe B) Gli annoiati.
Questa particolare classe di prelevatori ha il tatto di un Moncler e la gentilezza di un rotolo di carta vetrata.
Noiosamente ti ricevono, annoiati ti dicono di sederti, sempre più annoiati ti prelevano il sangue, ti dicono due frasi di rito e ti salutano. Tu non capisci se hai fatto loro un torto o se ce l’hanno con l’intera umanità che stamattina si è condensata in te.
Quando esci dalla stanza sei convinto di essere stato la cavia involontaria di un nuovo esperimento scientifico e pensi che tra poco il prelevatore si attacchi alla corrente con la sua presa neuronale per ricaricare le batterie che si stavano esaurendo.
Provare a fare loro un complimento è come pisciare contro vento: assolutamente inutile se non dannoso.

FRASE DA DIRE: “Ci metteremo un attimo, tanto le mie vene si trovano subito”
FRASE DA NON DIRE: “Lo sa che è stato proprio bravo?”

Classe C) I PGR (per grazia ricevuta)
I più pericolosi: addirittura loro si stanno chiedendo chi sono e cosa ci facciano lì ma soprattutto chi glielo ha fatto fare di specializzarsi in ematologia o medicina clinica.
Appena entri noto l’occhio sfuggente e preoccupato del prelevatore che rimbalza tra il tuo braccio e la sua strumentazione neanche fossimo a Wimbledon. Cominci vagamente a preoccuparti ma vuoi dargli fiducia.
Con un timido sorriso e un certo coraggio porgi il braccio, sbagliando clamorosamente.
In questo momento hai scatenato un senso di paranoia secondo solo alla Sindrome di Stoccolma nel prelevatore che è convinto che TU sia convinto che lui sia bravo e non vuole deluderti. E QUI comincia il dramma.
Comincia le solite operazioni di routine, ma con mano malferma e tentennando. Cerca la vena con la stessa fortuna e la stessa pazienza di Paperino in una miniera del Klondike e finalmente esclama trionfante: “Trovata!”
Tu pensi che ormai il più è fatto, ma sbagli. Lui infila l’ago nel braccio con una sicurezza da paura ma sbaglia clamorosamente luogo e buca un posto lì vicino e così via: al 4° foro stai per ribattere che il tuo braccio non è un Gratta e Vinci versione Ospedale ma finalmente un piccolo tuffo nella siringa indica che stavolta ce l’ha fatta.
Ma ovviamente ha preso una vena piccola, quindi la siringa si riempe di poco e lui deve rimbucarti, stavolta chiedendoti l’altro braccio: tu, ormai versione moderna di San Sebastiano, porgi l’altro tuo prezioso incavo sperando che non combini lo stesso macello che ha fatto dall’altro lato ma invano: almeno da questo punto di vista è equo.
Dopo 9 buchi, 2 siringhe, 3 cerotti e 4 batuffoli imbevuti di spirito, puoi finalmente alzarti e scappare via da quel luogo di perdizione. Ci sono ottime probabilità che il prelevatore svenga appena esci dalla stanza.

FRASE DA DIRE: “Lo sa che è stato bravo?”
FRASE DA NON DIRE: “E’ sicuro di quello che fa?”

1 commento:

Stefano Pellone ha detto...

GLI ILLUMINATI (OVVERO QUELLI CON IL TERZO OCCHIO)
Sono quelli che parlano con i colleghi mentre bucano, ridono mentre bucano, fanno tutto senza guardarti mai ma beccano lo stesso la vena.
Parlano di calcio, cinema, fatti propri, cucina (come si buca la cima), qualsiasi cosa tranne che di lavoro. Se sono irritati bucano con più irruenza, se sono rilassati non te ne accorgi nemmeno.
Se sei uno impressionabile e vicino a svenire abbassano lo sguardo su di te, per qualche istante, e ti biasimano. Perchè li hai interrotti.

Frase da dire: "meno male che non vi mandate sms"
Frase da non dire: "ah, va a vedere quel film? sa che nel finale lui muore? accoltellato"

by chiagia