giovedì 27 novembre 2008

Le birrerie artigianali

Premesso che io sono un profondo amante delle birre e soprattutto delle birre artigianali, ultimamente ho visto un incredibile fiorire di molte birrerie che, sfruttando il trend del momento, cioè quello della birra artigianale, fanno dei beveroni imbevibili e osano pure spacciarle come “birre artigianali di gran gusto”.

Allora la scena che si presenta di solito è questa: tu vieni trascinato da un amico (che ha già provveduto a riempirti la testa di chiacchiere fino a farti cedere) in uno di questi locali dove si fa “la vera birra artigianale”.

Questi posti si somigliano tutti: arredamento spartano, un lungo bancone da bar fatto di un legno che ha visto tempi migliori, un paio di cameriere non molto carine e neanche molto gentili e poi LUI: il mastro birraio, un omone grande e grosso, dietro a delle spine, che spesso smoccola alternando le bestemmie a perle di saggezza su birrificazione, lieviti, malti, dei suoi viaggi in Danimarca e in Olanda nelle abbazie ad assaggiare le birre dei monaci trappisti direttamente dalle loro umili mani, nomi di marche a te sconosciuti e che è circondato da fusti di birre ormai consunti dal tempo e di cui si legge a malapena l’etichetta.

Ti guarda come un prete che sta squadrando l’Anticristo mentre entra in chiesa.

Allora tu ti siedi impaurito, completamente in balia del tuo amico che si muove in quel locale con una familiarità che desta qualche sospetto e ordina due birre, fermando le tuoi flebili rimostranze con una mano ferma e uno sguardo che dice: “Ora ti faccio bere una cosa spettacolare che dovrai solo ringraziarmi”.

Aspetti un tempo indefinibile, almeno 5 minuti, con le cameriere che non ti calcolano neanche a pagarle e poi si presentano con un vassoio con due bicchieroni da mezzo litro di una roba liquida, rossa, scura, con un poco di schiuma sopra e ve le poggiano sul tavolo.

Tu guardi incerto il tuo bicchiere, con il tuo amico che se ne spara una sorsata da circa 25cl solo come inizio, chiudendosi gli occhi come in una sorta di orgasmo luppolico e si pulisce la bocca con il dorso della mano da consumato scaricatore di porto.

Al che tu provi anche tu la tua “birra”.

E la sensazione immediata è quella di chiedere indietro i soldi ed andartene via: hai la netta sensazione di ingollare un qualcosa che non sa di nulla, con alcune tracce distinguibili a malapena di orzo bruciato e di un amaro che te ne rimane il retrogusto dopo giorni, con un poco di alcol disperso nel bicchiere,una schiuma come quella di un detersivo di piatti ed il resto acqua di fontana.

Al che mostri le tue timide rimostranze al tuo amico e capisci subito di aver commesso un errore madornale.

E sì, perché il tuo amico ti guarda schifato, cominciando una lunga tiritera di come tu non capisca niente, di come il tuo palato non sia allenato a “certe cose troppo di classe per te”, di come tu non riesca ad apprezzare il lavoro di queste persone che lo fanno “con la passione autentica della gente che ama il suo lavoro e lo fa per il tuo piacere” e ti fa sentire un disgraziato, ingrato consumatore massificato e insensibile alle cose autentiche della vita.

E ti dicono pure, mentre bevi queste cose che sanno di acqua e di un vago retrogusto di un luppolo fermentato nei tempi del Faraone Ram-sete (quella che hai tu dopo), “ma come, non lo senti il retrogusto speziato delle erbe aromatiche dei lontani pascoli dell’Alsazia orientale mentre il vento degli Urali le arricchisce dei profumi delle acque dei ghiacciai della Russia tundrica?”

E quando tu rispondi, ovviamente, NO, pensando che tu hai in mano solo sciacquatura di piatti colorata di giallo (e non ti chiedi da cosa derivi il colore, per buona pace della tua sanità mentale), il tuo amico profondo conoscitore di birra (almeno così lui si professa) ti guarda come Gesù guardava i farisei e ti convinci di tre cose.

Delle tre l’una:

1) il tuo amico è prezzolato dalla birreria e mette in te il germe del dubbio per farti tornare per spendere prezzi indicibili per ribere quella insulsa brodaglia

2) devi venderti alla scienza come “l’uomo dal senso del gusto inesistente”

3) il tuo amico se la tira da intenditore di birra che fa tanto glamour e tendenza…. ma non capisce un emerito c….. (Luciana docet)



Io propendo per la prima.
E voi?

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