giovedì 6 agosto 2009

8 agosto 1945

Erano le 8:15 del 6 agosto 1945 quando il bombardiere americano 'Enola Gay' sganciava su Hiroshima 'Little boy', il primo ordigno nucleare ad essere utilizzato in guerra. La seconda Guerra mondiale in Europa era finita da settimane, ma nel Pacifico il Giappone continuava a combattere imperterrito contro gli Usa, difendendo strenuamente ogni lembo di terra. Fu allora che Washington decise la 'soluzione totale'. Invece di continuare a combattere contro i giapponesi isola per isola, affrontando un conflitto sfiancante che sarebbe durato ancora per chissà quanto tempo e avrebbe lasciato sul campo migliaia di soldati morti, gli Usa lanciarono la bomba atomica, il micidiale ordigno sviluppato durante la guerra nei laboratori del deserto americano da scienziati di tutto il mondo, tra cui l'italiano Enrico Fermi.

Esplodendo a mezz'aria, poco prima di toccare il suolo di Hiroshima, quella mattina d'agosto 'Little boy' sviluppò in una vasta area un'altissima temperatura cui seguì un sinistro fungo di fumo, fatto di macerie e morte. Centoquarantamila dei 350 mila abitanti di Hiroshima morirono sul colpo, ma l'esplosione atomica lasciò per anni sulla città una sinistra scia di morte e sofferenza. Alla fine, a Hiroshima le vittime accertate della bomba atomica furono 221.823, comprese quelle che hanno perso la vita a distanza dall'esplosione per i danni arrecati dalle radiazioni nucleari.

Gli Stati Uniti lanciarono una seconda bomba atomica il 9 agosto a Nagasaki, seminando nuovamente morte, terrore e distruzione. Lì le vittime furono 74 mila. Tokyo e il mondo intero furono sconvolti. Sei giorni dopo, il Giappone annunciava la sua resa.

Il bilancio definitivo delle vittime di Hiroshima è stato chiuso solo nel 2001, quando le autorità cittadine hanno aggiunto alle vittime del primo olocausto nucleare i nomi di 4.757 persone, per un totale di 221.823 morti, e scoperto che dopo 56 anni 1.465 persone sono state riconosciute sofferenti delle radiazioni del maledetto fungo atomico.

Ancora oggi gli "hibakusha", cioè i sopravvissuti all'esposizione alle radiazioni, sopportano le ferite nel corpo e quelle psicologiche. Non solo hanno fatto l'esperienza collettiva più devastante della storia, ma hanno anche subito mille discriminazioni nei decenni a seguire. Dalla difficoltà a contrarre matrimonio e trovare lavoro, a causa dei preconcetti del tutto infondati che vennero a crearsi sulle loro condizioni di salute, ai mille ostacoli creati da una burocrazia e una politica che forse vedeva in loro l'incarnazione della sconfitta imperiale. Tanto che, nel 2009, gli hibakusha sono ancora costretti a ricorrere ai tribunali per vedere riconosciuti i loro diritti.

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“Sadako Sasaki (佐々木禎子,, Sasaki Sadako?) (7 gennaio 1943 – 25 ottobre 1955) è stata una studentessa giapponese.

Vissuta nei pressi del Ponte di Misasa, ad Hiroshima, aveva solo due anni quando la bomba atomica "Little Boy" fu sganciata sulla sua città, il 6 agosto 1945.

La piccola Sadako si trovava a casa, a circa due chilometri di distanza dal luogo dell'esplosione. Crescendo, ella divenne forte, coraggiosa e atletica. Ma nel 1954, all'età di undici anni, mentre si stava allenando per una grande gara di corsa, fu colta da vertigini e cadde a terra. Le fu diagnosticata una grave forma di leucemia, conseguenza delle radiazioni della bomba atomica.

La sua migliore amica, Chizuko Hamamoto, le parlò di un'antica leggenda secondo cui, chi fosse riuscito a creare mille gru - uccello simbolo di lunga vita - con la tecnica dell'origami avrebbe potuto esprimere un desiderio. Chizuko stessa realizzò per lei la prima, Sadako continuò nella speranza di poter tornare presto a correre. Comunque, il suo desiderio non era limitato a questo; Sadako stava dedicando al suo lavoro il massimo impegno soprattutto perché credeva che così, avrebbe posto fine a tutte le sofferenze ed avrebbe curato tutte le vittime del mondo, ed avrebbe portato loro la pace.

Poco dopo aver intrapreso il suo progetto, Sadako conobbe un bambino nelle sue stesse condizioni, ed a cui era rimasto poco da vivere. Ella cercò di convincerlo a fare la stessa cosa, ma la sua risposta fu: so che morirò stanotte. Durante i quattordici mesi trascorsi in ospedale, Sadako realizzò gru con qualsiasi carta a sua disposizione, comprese le confezioni dei suoi farmaci.

Una versione della sua storia, vuole che Sadako fosse riuscita a completare 1300 gru, prima di morire; secondo un'altra, riferitaci da Eleanor Coerr nel suo romanzo Sadako and the Thousand Paper Cranes, Sadako sarebbe riuscita a completarne solo 644, mentre le restanti 356 sarebbero state aggiunte dai suoi amici. Infine, tutte le gru sarebbero state sepolte con lei.

Dopo la sua morte, i suoi amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere al fine di raccogliere fondi per costruire un monumento in memoria di lei e degli altri bambini morti in seguito alla bomba atomica di Hiroshima. Nel 1958, fu collocata all'Hiroshima Peace Memorial una statua raffigurante Sadako mentre tende una gru d'oro verso il cielo. Ai piedi della statua, una targa reca incisa la frase: Questo è il tuo pianto e la nostra preghiera: che ci sia sempre pace nel mondo.”

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