E’ uno scontro in cui si trovano due fazioni ben distinte e separate: da un lato chi sostiene che la “musica vera” sia quella suonata con uno strumento e chi sostiene che invece un mixer e un computer possono generare anch’essi musica, magari prendendo a prestito qualche riff o qualche spezzone di qualche brano famoso e manipolandolo a dovere.
Da parte mia, credo sia una lotta che non troverà mai una sua soluzione: le concezioni di cosa sia la musica in entrambi gli schieramenti sono così distinte e così radicalmente e diametralmente opposte che non vedo molti punti di contatto per intavolare una discussione o un dibattito sulla cosa.
Questo argomento è oltremodo foraggiato ogni volta da nuove uscite musicali che mettono a dura prova i nervi dei “puristi” e che invece deliziano le orecchie dei “miscelatori”. E così, nel corso del tempo, artisti come gli Air, Cassius, Dimitri from Paris, David Guetta (solo per citare alcuni dj della scena francese), Daft Punk, Deadmau5, Zuma, Avicii, Armand Van Helden hanno trovato fette di pubblico sempre maggiore da sconvolgere e far ballare al ritmo di beat spinti al massimo, di suoni miscelati e di vocalist fenomenali (cito solo Usher, Chris Brown e Sia tra gli ultimi).
E quindi chi ha ragione? Chi ha torto? Quale è davvero quella tra le due che può fregiarsi del titolo di musica vera e propria?
Dal mio punto di vista, questa è la classica discussione fuffa: la musica elettronica è un genere musicale e come tale può piacere e non piacere. Tutto si riduce ad una questione di gusti, insomma, senza nessuna divisione ostracizzante e senza nessuna guerra ideologica. Ma so che non sono uno con una idea molto condivisa della cosa. Il problema, anzi il punto focale della discussione per me è tutto quanto basato su cosa uno si aspetta da una canzone: c’è chi vuole cantarla, chi vuole suonarla, chi vuole viverla, chi vuole capirla.
A me onestamente basta provare emozioni quando ascolto un brano. Se siano emozioni acustiche o digitali non mi interessa. Che sia “Neon” di John Mayer o “Don’t you worry child” degli Swedish House Mafia, “Writing to reach you” dei Travis o “Raise your weapons” di Deadmau5 i miei sentimenti non sono razzisti. Sono semplicemente quello che sono. E per questo si lasciano trasportare da qualunque canzone che ascoltano e che tocca in qualche modo l’animo. Che piaccia o no.