Beh, dopo il concerto di ieri sera devo dire che la sensazione di gioia rimane anche stamattina.
Parlando dei gruppi spalla, sono rimasto piacevolmente colpito dalle Indica, sia per il lato estetico :D che per quello musicale, più duro rispetto alla versione "studio": la cover di Wuthering Heights di Kate Bush è stata la ciliegina sulla torta.
I Pain mi sono piaciuti tantissimo, base ritmica solidissima e platea che si muoveva come un'indemoniata.
Spezzo una lancia però in favore dei Volbeat: i loro 30 minuti sono stati forse tra i più energici di tutta la serata, un punk-rockabilly che può non piacere ma che colpiva dritto dove voleva colpire: il chitarrista poi era indemoniato! :) Gruppo da approfondire.
Per quanto riguarda i Nightwish, beh, cosa dire... Tanto e poco.
Concerto secondo me bellissimo ma non stupendo: la scelta della scaletta di quasi tutto il nuovo album (eccezion fatta per Eva) probabilmente voleva evitare paragoni con Tarja, ma Anette secondo me se l'è cavata, e rispetto alla sua precedente collega è un'animale da palco: si muove, gesticola, chiama il pubblico, balla...
Il mio amico con cui abbiamo visto il concerto ahimè per lui ha per quasi tutto il concerto immaginato che le canzoni le cantasse Tarja e secondo me se l'è completamente rovinato: non si possono paragonare secondo me una Ferrari e una Lamborghini, sono due belle macchine, diverse ma belle entrambe.
Certo è che, parere personale, con la nuova cantante hanno perso un poco della loro singolarità nella scena metal internazionale: pensavo al concerto dei Within Temptation e il paragone è impietoso, sempre secondo me, eh, intendiamoci.
Una unica nota sul gruppo: 1h e 25' di concerto mi sembrano davvero un po' pochini.
Una unica nota sul pubblico: le tribune mi sono sembrate per la maggior parte immobili.
Una domanda: che canzone era quella che Anette ha cantato solo con Tuomas al pianoforte, molto lenta e davvero azzeccatissima per la sua voce?
martedì 31 marzo 2009
mercoledì 25 marzo 2009
Poesia - Cartolina dalla mente - SG2
E guardarti
E perdermi subito
Dentro i tuoi riccioli neri
Tra i tuoi occhi
Dove non trovo appiglio
Dove mi sento naufragare
Dove mi sento bene
E sento la distanza tra di noi
Diventare nulla
E sento te
E mi sento in te
Ed è come fondersi
Come dissolversi
Come diventare una cosa sola
Come un sesso selvaggio
Dandosi piccoli baci
E alla fine
Volevo toccarti
Dio, come volevo
Afferrarti un braccio
Sfiorarti una mano
E perdermi subito
Dentro i tuoi riccioli neri
Tra i tuoi occhi
Dove non trovo appiglio
Dove mi sento naufragare
Dove mi sento bene
E sento la distanza tra di noi
Diventare nulla
E sento te
E mi sento in te
Ed è come fondersi
Come dissolversi
Come diventare una cosa sola
Come un sesso selvaggio
Dandosi piccoli baci
E alla fine
Volevo toccarti
Dio, come volevo
Afferrarti un braccio
Sfiorarti una mano
lunedì 16 marzo 2009
Monapoli
venerdì 13 marzo 2009
In un autobus troviamo...
L’uomo anziano orgoglioso
Costui è un uomo di bassa statura, spesso con la gobba o comunque tendenzialmente artitrico, con la testa china, spesso con la dentiera montata male e che quindi biascica parole incomprensibili. Sale o almeno tenta di salire sul pullman alla velocità di 1 miglia oraria, salutato anche dalla tartaruga di Zenone che si accomoda sul retro dell’autobus, ma mai commettere l’errore di cercare di dargli una mano: vi respingerà sdegnato, dicendo qualcosa del tipo “grazie, ma ce la faccio benissimo da solo” e vi guarderà come un monatto guarda un appestato. Appena sul pullman, alla ripartenza dell’autista ovviamente non si regge sugli appositi sostegni e partirà scagliato via come una pallina di un flipper, tra le varie persone attorno che cercano di sorreggerlo e lui che lancia bestemmie di alta scuola nei confronti del guidatore.
La cosa migliore però è la ricerca del posto a sedere: ne battezzerà uno in cui si trova un ragazzo (meglio una ragazza) che ascolta l’Ipod, si mette vicino uso avvoltoio e la fissa per tutto il suo tragitto, incutendo timore e paura: alla domanda OVVIA della ragazza “Scusi, si vuole sedere?” risponderà un secco “No, Grazie”.
Quando la ragazza scenderà però si siederà schifato tranne accorgersi che deve scendere la fermata successiva, con conseguente corsa alla porta tra accidenti e persone urtate violentemente nella corsa.
La Statua
Bellissima categoria, costui è spesso un uomo che una volta salito sul bus si apposta su un palo vicino alle porte e non si schioda più da lì, intralciando tutti nel cammino e nella salita e discesa dal mezzo. Alle occhiate maldicenti delle persone, spesso risponde con sguardo vacuo e assente, senza proferire parola.
Tutti sperano che lui scenda, prima o poi, ma lui niente.
Ti accompagnerà fino alla stazionamento: quando tutti scendono lui per ultimo dà uno sguardo in giro nel pullman, sospira e scende lentamente in una sequenza da film.
La signora della spesa
Questa donna, spesso dall’aspetto trasandato e vissuto, sale sul bus sempre nell’ora di punta con un contorno di almeno 5 o 6 bustoni pieni di roba da mangiare, attrezzi per la casa, ornitorinchi, incudini da fabbri… Già salire è un’impresa che si risolve solo con l’aiuto di qualche baldo giovane che fa una fatica boia per salire un solo sacchetto (e lei ne porta 5 almeno).
Una volta salito, adocchia i posti a 4 ma sono sempre occupati e quindi comincia a spostarsi nel pullman con tutte le buste che spaccano menischi e rompono malleoli dei poveri astanti. Ma a metà autobus scoppia la tragedia: la busta si rompe e ne rotolano via tutte le patate appena comprate, con un effetto “cascata” devastante. Se è da sola parte una sorta di gara di solidarietà a chi raccoglie più patate, tra i “Grazie” sommessi e vergognati della povera donna. Se è con dei bambini comincia una sorta di luna park all’interno del pullman con questi simpatici pargoli che si infilano ovunque pur di recuperare l’ortaggio, passando sotto gonne e tra zaini con l’abilità di un nano del circo Togni.
La discesa dal pullman di questa signora è spesso accompagnata da un generale sospiro di sollievo.
San Tommaso
Altra categoria fantastica: costui sale sul pullman trafelato, facendo riaprire le porte all’autista già in manovra di ripartenza, sbuffa tutto sudato, si guarda in giro, ci pensa un secondo e si rivolge in modo preoccupato all’autista chiedendo:
“Ma questo è il 13?”
“No, questo è il 95”
“Ma ne è sicuro?”
Al cenno affermativo dell’autista (che sta pensando di cambiare mestiere dopo una risposta del genere) chiede di scendere prima possibile: il povero guidatore lo accontenta, lasciandolo alla prima occasione possibile.
Quando scende, il nostro, non ancora del tutto contento, si mette davanti al pullman, si copre con una mano gli occhi e controlla meglio il numero del pullman, tra le bestemmie dei presenti che stanno facendo mostruosamente tardi.
Costui è un uomo di bassa statura, spesso con la gobba o comunque tendenzialmente artitrico, con la testa china, spesso con la dentiera montata male e che quindi biascica parole incomprensibili. Sale o almeno tenta di salire sul pullman alla velocità di 1 miglia oraria, salutato anche dalla tartaruga di Zenone che si accomoda sul retro dell’autobus, ma mai commettere l’errore di cercare di dargli una mano: vi respingerà sdegnato, dicendo qualcosa del tipo “grazie, ma ce la faccio benissimo da solo” e vi guarderà come un monatto guarda un appestato. Appena sul pullman, alla ripartenza dell’autista ovviamente non si regge sugli appositi sostegni e partirà scagliato via come una pallina di un flipper, tra le varie persone attorno che cercano di sorreggerlo e lui che lancia bestemmie di alta scuola nei confronti del guidatore.
La cosa migliore però è la ricerca del posto a sedere: ne battezzerà uno in cui si trova un ragazzo (meglio una ragazza) che ascolta l’Ipod, si mette vicino uso avvoltoio e la fissa per tutto il suo tragitto, incutendo timore e paura: alla domanda OVVIA della ragazza “Scusi, si vuole sedere?” risponderà un secco “No, Grazie”.
Quando la ragazza scenderà però si siederà schifato tranne accorgersi che deve scendere la fermata successiva, con conseguente corsa alla porta tra accidenti e persone urtate violentemente nella corsa.
La Statua
Bellissima categoria, costui è spesso un uomo che una volta salito sul bus si apposta su un palo vicino alle porte e non si schioda più da lì, intralciando tutti nel cammino e nella salita e discesa dal mezzo. Alle occhiate maldicenti delle persone, spesso risponde con sguardo vacuo e assente, senza proferire parola.
Tutti sperano che lui scenda, prima o poi, ma lui niente.
Ti accompagnerà fino alla stazionamento: quando tutti scendono lui per ultimo dà uno sguardo in giro nel pullman, sospira e scende lentamente in una sequenza da film.
La signora della spesa
Questa donna, spesso dall’aspetto trasandato e vissuto, sale sul bus sempre nell’ora di punta con un contorno di almeno 5 o 6 bustoni pieni di roba da mangiare, attrezzi per la casa, ornitorinchi, incudini da fabbri… Già salire è un’impresa che si risolve solo con l’aiuto di qualche baldo giovane che fa una fatica boia per salire un solo sacchetto (e lei ne porta 5 almeno).
Una volta salito, adocchia i posti a 4 ma sono sempre occupati e quindi comincia a spostarsi nel pullman con tutte le buste che spaccano menischi e rompono malleoli dei poveri astanti. Ma a metà autobus scoppia la tragedia: la busta si rompe e ne rotolano via tutte le patate appena comprate, con un effetto “cascata” devastante. Se è da sola parte una sorta di gara di solidarietà a chi raccoglie più patate, tra i “Grazie” sommessi e vergognati della povera donna. Se è con dei bambini comincia una sorta di luna park all’interno del pullman con questi simpatici pargoli che si infilano ovunque pur di recuperare l’ortaggio, passando sotto gonne e tra zaini con l’abilità di un nano del circo Togni.
La discesa dal pullman di questa signora è spesso accompagnata da un generale sospiro di sollievo.
San Tommaso
Altra categoria fantastica: costui sale sul pullman trafelato, facendo riaprire le porte all’autista già in manovra di ripartenza, sbuffa tutto sudato, si guarda in giro, ci pensa un secondo e si rivolge in modo preoccupato all’autista chiedendo:
“Ma questo è il 13?”
“No, questo è il 95”
“Ma ne è sicuro?”
Al cenno affermativo dell’autista (che sta pensando di cambiare mestiere dopo una risposta del genere) chiede di scendere prima possibile: il povero guidatore lo accontenta, lasciandolo alla prima occasione possibile.
Quando scende, il nostro, non ancora del tutto contento, si mette davanti al pullman, si copre con una mano gli occhi e controlla meglio il numero del pullman, tra le bestemmie dei presenti che stanno facendo mostruosamente tardi.
mercoledì 11 marzo 2009
Grazie di tutto, Reja
Dopo la presentazione del nuovo tecnico del Napoli Roberto Donadoni, è giunto anche il momento di Edy Reja che ha voluto salutare tifosi e stampa: "I saluti in questo momento sono difficoltosi, gli addii sono difficili in particolare per me che ho vissuto 5 anni qui. Porterò sempre i tifosi nel cuore e anche con la stampa ho avuto sempre un buon rapporto, mai secondi fini o secondi scopi. Dalla C alla Uefa qualcosa ti resta, purtroppo in questi ultimi due mesi siamo andati a finire in un vortice, la partita di domenica ha dell'incredibe e la società ha dovuto, forse anche giustamente, cambiare. A volte il cambio dell'allenatore dà la svolta. La speranza è che il Napoli torni la squadra che ho lasciato due mesi fa. Auguro a Donadoni di non trovare la fortuna mia di questo ultimo periodo, perché oltre alla bravura ci vuole fortuna. Vado via dispiaciuto, mi sarebbe piaciuto finire in altro modo. La societa sapeva che volevo andar via a fine stagione ma si è dovuto anticipare. Io sono legato veramente a Marino e De Laurentiis per questo auguro al Napoli il meglio. Devo anche ringraziare la fiducia ricevuta in questi anni. Ai calciatori vanno i miei ringraziamenti. Ho ricevuto messaggi d'affetto anche da giocatori che sono andati via, anche per colpa mia, e questo ti resta nel cuore. Ho ricevuto complimenti, io estendo il merito a chi mi ha dato fiducia, ai miei collaboratori".
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